La Campania oggi è attesa ad una grande sfida, quella di difendere i tesori e le eccellenze che da millenni vengono prodotti nelle nostre terre e che hanno contribuito in maniera determinante a costruire la cultura e l’economia di questa regione. Una storia, lunga diversi secoli, che però rischia di essere spazzata via in un solo colpo a causa di un’ondata di allarmismo che sta crescendo attorno agli scandali della cosiddetta Terra dei fuochi. Nulla o poco più sappiamo, infatti, del reale impatto dello sversamento e dei roghi di rifiuti tra il Napoletano e il Casertano.
Eppure tra la popolazione si sta diffondendo il terrore. L’economia di questi territori è già letteralmente in ginocchio. La gente ha smesso di acquistare i prodotti privando così la loro tavola di alcune prelibatezze e creando un danno incalcolabile all’economia dei territori. L’unica via, per noi che invece crediamo ancora in queste terre, è quella della chiarezza. E’ per questo che facciamo appello alle istituzioni campane a ogni livello: tirate fuori i dati sull'inquinamento della Terra dei fuochi e sui prodotti coltivati in quella zona. E’ l’unica via.
Solo facendo chiarezza possiamo placare questa ondata di allarmismo che rischia di mettere in ginocchio l'economia dei nostri territori. Dire, infatti, che i cibi e le terre campane sono tutte inquinate è un'affermazione grave e falsa perché al momento non basata su dati certi. E’ evidente che è all’opera il partito degli speculatori che in maniera parassitaria, come in ogni tragedia, cavalca ed enfatizza le paure della gente per puri scopi personali.
E' importante, invece, avere contezza di quello che è avvenuto e di qual è la reale situazione delle nostre terre. Al momento, secondo i pochi dati ufficiali che sono stati resi pubblici, le zone interessate da questa tragedia sono limitate mentre la stragrande parte del nostro territorio continua a produrre eccellenze dell'enogastronomia italiana. A noi il compito di valorizzare questa enorme fonte di ricchezza che potrebbe fare da traino per la nostra economia ancora così in crisi.
I numeri della Campania, infatti, parlano chiaro: le aziende agricole e di allevamento sono oltre 135mila, l'8% dell'intero Paese, e si tratta dell'unico settore che è in controtendenza rispetto agli altri e ha registrato un boom di assunzioni del 10,6%. Abbiamo 13 Dop, 8 Igp, 4 Docg, 15 doc, 10 Igt e 335 prodotti tradizionali che arricchiscono il nostro paniere. Tutto questo si traduce in un bel business per il nostro territorio. Basti pensare che, in un momento di forte recessione economica, l’export dei prodotti agroalimentari campani è valso 2,1 miliardi di euro nel solo terzo trimestre 2012, più di quanto abbiamo fatto nell’intero 2011. E al di là del dato economico, a parlare dovrebbe essere il palato e la salute delle persone che ogni giorno scelgono i nostri prodotti garantiti della Campania. Si tratta di alimenti che, come confermano gli studi di tanti esperti internazionali, fanno bene alla salute, sono gustosi e ci tramandano una storia e una tradizione piena di fascino e spesso molto antica.
Quello dei roghi e dello sversamento di rifiuti tossici nelle nostre campagne è una innegabile ed enorme tragedia. Ma noi abbiamo una responsabilità: dobbiamo pretendere chiarezza e dati certi e dobbiamo pretendere che nelle zone realmente inquinate si avviino immediatamente le bonifiche. Da troppo tempo gli interventi sono stati rinviati perché anche compiti, ruoli e funzioni di enti pubblici sono stati sepolti come le scorie e i rifiuti. Bisogna partire nei luoghi dove ciò è necessario anche promuovendo forme di agricoltura no food, alla luce del sole, senza nascondersi per dare nuove certezze ai consumatori sulla sicurezza dei prodotti di una regione ancora bella.