5 Febbraio 2011
Etichetta d’origine: si discute sui Decreti applicativi

Dopo l’approvazione della legge sull’etichettatura obbligatoria, varata definitivamente e all’unanimità, la scorsa settimana dalla Commissione Agricoltura della Camera in sede deliberante, il 1° e il 2 febbraio scorso ha preso il via il primo confronto sui decreti applicativi relativi ai prodotti lattiero caseari e quelli riguardanti la filiera suinicola, dalla carne di maiale fino agli insaccati.
 “Due settori sui quali è importante intervenire immediatamente  – sottolinea la Coldiretti –. Se tre litri di latte a lunga conservazione sui quattro venduti in Italia sono stranieri senza indicazioni per il consumatore, come del resto il latte impiegato in quasi la metà delle mozzarelle vendute in Italia, anche la suinicoltura sta affrontando una grave crisi anche perché tre prosciutti su quattro sono spacciati come Made in Italy, ma sono ottenuti da maiali stranieri”. 
I decreti applicativi andranno quindi a definire, filiera per filiera, i meccanismi della normativa varata dal parlamento dopo oltre dieci anni di impegno da parte di Coldiretti e delle associazioni dei consumatori.
L’articolo centrale della legge è il numero 4 sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Vi si prevede che al fine di assicurare ai consumatori una completa e corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti alimentari commercializzati, trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati, nonché al fine di rafforzare la prevenzione e la repressione delle frodi alimentari, è obbligatorio, nei limiti e secondo le procedure stabilite, riportare nell’etichettatura di tali prodotti, oltre a quanto già previsto da precedenti legge in materia, l’indicazione del luogo di origine o di provenienza e, in conformità alla normativa dell’Unione europea, dell’eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di organismi geneticamente modificati (OGM) in qualunque fase della catena alimentare, dal luogo di produzione iniziale fino al consumo finale.
Per i prodotti non trasformati il luogo d’origine riguarda il paese di produzione. Per quelli trasformati dovranno essere indicati il luogo dove è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione o allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata.
Su tale normativa, il nostro Paese è in anticipo rispetto all’Unione Europea che, anzi, con lettera inviata dalla Commissione Europea all’Italia ha mosso precisi rilievi alla legge nazionale che il commissario Ue alla salute John Dalli aveva definito ''la strada del futuro, con un solo difetto, quello di essere avanti di due anni rispetto al resto d'Europa”. Già in altre occasioni, come nel caso dell’etichettatura dell’ extravergine di oliva, l’Italia - sottolinea la Coldiretti - ha anticipato l’Unione Europea guidandola verso una norma di trasparenza fortemente voluta dai cittadini. Il nostro Paese  con questa legge ha  dimostrato - sostiene Coldiretti - di essere leader in Europa in tema di sicurezza alimentare avendo avuto il coraggio di legiferare laddove invece l’Europa, ancora troppo distante dai cittadini, ha trovato sempre il modo di impantanarsi perpetuando di fatto gli interessi delle lobby degli affari. “Quando sono in gioco la volontà e gli interessi dell’intera collettività non bisogna avere paura di metterci la faccia fino in fondo” afferma il presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini. Commentando favorevolmente la nuova normativa sull’etichettatura, Francesco Vigorita, presidente della Coldiretti Provinciale di Avellino, sottolinea che “come Coldiretti sosterremo decisamente l’azione del Governo in ambito comunitario per affermare le ragioni del nostro Paese. Così come saremo vigili nel denunciare i tentativi di chi, per interesse “particolare”, tenterà di “boicottare” un processo di democrazia e di trasparenza dell’informazione su ciò che mangiamo”.

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