14 Maggio 2011
Emergenza cinipide: la posizione di Coldiretti Avellino

     Organizzato da Ferruccio Capone ed Emanuela Pizza, rispettivamente sindaco e assessore all’agricoltura del Comune di Montella, si è svolto, nel pomeriggio di ieri a Villa De Marco, un incontro istituzionale per parlare della grave emergenza per gli impianti castanicoli del territorio rappresentata dall’attacco del cinipide galligeno del castagno, un insetto che sta diffondendosi a macchia d’olio e con velocità impressionante. La vespetta, proveniente dalla Cina, è stata segnalata in Italia per la prima volta nel 2002 in Piemonte ed è arrivata nel 2008 a colpire i primi impianti nel montorese, nel solofrano e nei comuni limitrofi dal salernitano, per poi arrivare, già dall’anno scorso, a colpire drammaticamente la patria della castagna IGP di Montella. I castanicoltori sono fortemente preoccupati per la sorte degli impianti, per il grave danno che l’insetto arreca alla potenzialità produttiva della pianta, con una forte perdita di produzione. All’incontro erano presenti, oltre ad una folta schiera di produttori e trasformatori, il consigliere regionale Ettore Zecchino, i consiglieri provinciali Pio Gagliardi e Generoso Frusciante, il presidente della Comunità Montana Terminio-Cervialto, Mario Marino, la presidente del Parco dei Monti Picentini e molti Sindaci dei Paesi interessati del comprensorio. Per la Coldiretti di Avellino, insieme ai dirigenti locali, hanno partecipato il presidente, Francesco Vigorita, e il direttore, Marcello De Simone.
     Nei vari interventi che si sono succeduti è stato messo in rilievo l’importanza economico-sociale ed ambientale che tale comparto riveste per gran parte della provincia irpina. Quale grossa fetta di economia, diretta ed indotta, ruota attorno alla coltura castanicola. Oltre a parlare di un prodotto di eccellenza e tipico dell’agricoltura locale, biglietto da visita importante del territorio e che da sempre ne connota la geografia, caratterizzandolo in modo precipuo, un suo abbandono avrebbe ripercussioni drammatiche incalcolabili per tante famiglie, per le quali rappresenta spesso l’unica fonte di reddito, e per la stessa tenuta idrogeologica dell’ambiente. In  Regione Campania si produce oltre il 50% della produzione nazionale di castagne (ton. 28.000) e di queste oltre il 60% è prodotto in Irpinia, con oltre 13.000 aziende censite. Sono numeri importanti.
     Nel suo intervento, il direttore Marcello De Simone ha precisato chiaramente la posizione di Coldiretti in merito all’emergenza Cinipide. Una posizione, ovviamente, tutta sindacale, e che ha come riferimento esclusivo le aziende agricole, che non possono essere lasciate a sé stesse, senza interventi adeguati. Va bene qualsiasi tipo di lotta al fitofago (biologica o chimica o entrambe) purché fatta con chiarezza e informando adeguatamente i produttori. Va bene la ricerca per individuare, in questo senso, quale sia la strada migliore da seguire, ma una ricerca che deve essere libera, oggettiva, senza pregiudizi, anche perché fatta con soldi pubblici. Occorre non disperdere le risorse, ma concentrarle verso le aziende che sono quelle che risentono del maggiore danno. Il problema deve essere affrontato con la dovuta attenzione da parte di tutti i soggetti interessati, pubblici e privati, sull’esempio di altre simili emergenze che hanno interessato la Regione Campania e a cui si è potuto dare soluzione solo perché è stato individuato un percorso chiaro, condiviso da tutti gli interessati e sul quale si sono concentrate le risorse finanziarie e scientifiche disponibili. E’ questa la strada: costituire una task force partecipata dalle Istituzioni e dagli Enti, dal mondo della ricerca, dai produttori, dalle Organizzazioni di rappresentanza, dai trasformatori, per fare fronte comune ed individuare cosa fare, chi lo fa e come, e come vengono spese le risorse disponibili. L’emergenza Cinipide non deve diventare un fatto per alimentare campanilismi e gelosie di paese, ma per lavorare in sinergia. Di convegni di studio e informativi se ne sono fatti sin troppi, occorre mantenere vivo il monitoraggio del fenomeno e coinvolgere di più i produttori, senza disperdere risorse verso chi, spesso, non ha nessun legame strutturato con il mondo produttivo. Occorre individuare risorse appropriate per ristorare le aziende del danno che hanno subito e del mancato reddito a cui vanno incontro, prima che sia troppo tardi e si abbandoni la produzione. Il settore non può essere destrutturato, perché poi la ripresa sarebbe quasi impossibile. Le eventuali risorse che si potrebbero mettere in campo devono andare alle aziende. Il problema delle aziende è qui e oggi. Occorre accompagnarle nel superamento dell’emergenza e poi procedere con azioni di medio e lungo periodo. Se si parla di momento emergenziale che potrebbe durare anche molto tempo, anche le risorse finanziarie da attivare devono superare i vincoli della programmazione ordinaria, anche se ciò dovesse significare, tra le altre possibilità, la rimodulazione del PSR o l’apertura di un dialogo con la Commissione Europea per inserire anche le castagne tra la frutta a guscio che gode dei contributi della Politica Agricola Comunitaria.
     Su queste linee di condotta si sta muovendo la Coldiretti di Avellino e sulla base di queste ipotesi è già stato interessato l’Assessorato Regionale all’Agricoltura. Saranno queste le proposte che Coldiretti porterà al tavolo della task force per il settore castanicolo.    

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