L’Europa c’è e batte un colpo dopo la più grande manifestazione di agricoltori italiani a Bruxelles da oltre 25 anni, con più di 3mila associati della Coldiretti che hanno lasciato le proprie aziende nella giornata del Consiglio dei ministri agricoli dei 27, lo scorso 26 febbraio 2024.
Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno infatti raggiunto un accordo sul regolamento che vieta nel mercato comunitario i prodotti realizzati con il lavoro forzato.
Sarà la Commissione Europea a condurre le indagini al di fuori del territorio dell’Ue con l’obiettivo di vietare l’immissione e la messa in vendita sul mercato dell’Ue di qualsiasi prodotto realizzato sfruttando il lavoro forzato.
Una prima vera svolta per far rispettare, come chiesto a gran voce dalla mobilitazione della Coldiretti, il principio di reciprocità, ossia la necessità che dietro tutti i prodotti in vendita all’interno dei confini europei ci sia la garanzia del rispetto delle stesse norme che riguardano l’ambiente, la salute e anche il lavoro.
In Italia lo scorso anno sono arrivati ad esempio ben 30 milioni di chili di riso dalla Birmania sulla quale pesa l’accusa dello sfruttamento della comunità Rohingya secondo il Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti dove sono state anche vietate le importazioni di concentrato di pomodoro cinese proveniente dalla Xinjiang che arriva invece ancora in grandi quantità in Italia.
Un flusso di oltre 80 milioni di chili nel 2023, pari a circa il 15% di quello coltivato lungo la Penisola, che non è stato fermato neanche dall’emergenza navigazione sul Mar Rosso per gli attacchi degli Houthi che, grandi alleati della Cina, risparmiano proprio i cargo provenienti dal gigante asiatico.
In questi anni l’importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina ha rappresentato soprattutto un problema italiano, con distorsione della concorrenza.
Un mare di pomodoro proveniente da un paese dove le regole produttive non sono quelle italiane ed europee, da territori saliti spesso alla ribalta per lo sfruttamento delle minoranze e dei prigionieri politici.
Ma nell’ultimo anno la situazione è cambiata, con una forte crescita delle importazioni nel resto dell’Ue, con addirittura il tentativo, da parte di uno stato membro come l’Olanda di avere un contingente di importazione a dazio ribassato.
Secondo le ultime proiezioni per il 2023 le importazioni nell’Unione Europea passerebbero da 115.703.200 a 154.270.900 milioni di chili con un balzo del 34%. Sul piano europeo è pertanto necessario a estendere anche agli altri 26 Paesi membri dell’Ue l’obbligo di indicare l’origine del pomodoro (luogo di coltivazione) utilizzato nei derivati in vigore in Italia grazie alla battaglia della Coldiretti e adottare il principio di reciprocità delle regole Ue (economiche, ambientali, etiche) anche per i prodotti importati.