12 Luglio 2013
Decreto del Governo: stop agli OGM

      La decisione del Governo ha il sostegno di quasi otto italiani su dieci (76%) che si sono detti contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura, con un aumento del 14% rispetto allo scorso anno. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dell’ultimo sondaggio Ipr marketing in riferimento all’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto interministeriale che vieta nel territorio nazionale, a salvaguardia della diversità biologica, la coltivazione di varietà di mais MON810, provenienti da sementi geneticamente modificate, che porta la firma del Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e del Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando.
     “La difesa della distintività italiana deve essere una priorità della politica perché da essa dipende l’esistenza stessa del Made in Italy che è il nostro petrolio, il nostro futuro, la nostra leva per tornare a crescere nell’alimentare e non” afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare positivamente la firma del decreto che è “l’ unico strumento di cui disponiamo per risolvere definitivamente e rapidamente la questione”. Si tratta - precisa Marini - di un grandioso successo che premia l’impegno degli agricoltori della Coldiretti per affermare un modello di sviluppo sostenibile che ha garantito all’Italia primati nella sicurezza alimentare e nella tutela ambientale che tutto il mondo ci invidia. In questa occasione - continua Marini - voglio ringraziare i Ministri firmatari del decreto, la Conferenza delle regioni che ha approvato l’ordine del giorno a tutela della biodiversità ed i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari che alla Camera e al Senato hanno firmato una apposita mozione, ma anche tutti i movimenti e le associazioni che insieme a noi nella task force “Liberi da Ogm” senza ambiguità hanno combattuto in questi anni per difendere l’agricoltura dalle contaminazioni. Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura - conclude Marini - non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy
     Il Decreto consente, finalmente, l’adozione - spiega la Coldiretti - di misure provvisorie di emergenza che si sostanziano nel divieto di coltivazione, ai sensi dell’art. 34 del regolamento 1829/2003 e dell’art. 54 del regolamento 178/2002, in conformità con la procedura di cui all’art. 53 del regolamento 178/2002, in attesa che l’Unione europea intervenga con specifiche azioni entro 18 mesi dalla data di pubblicazione del provvedimento.
     L’Italia si allinea, pertanto, al quadro degli interventi assunti dal Ministro dell’agricoltura francese in data 16 marzo 2012 per impedire anche nel proprio territorio la messa a coltura del mais MON810. Sono recentissimi e allarmanti, infatti, i dati riportati dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) nel dossier che individua gli impatti della coltivazione del mais MON810 sulle popolazioni di lepidotteri e sugli imenotteri parassitoidi, così come preoccupanti risultano i rischi legati alla diffusione di parassiti secondari potenzialmente dannosi per altri tipi di colture. Un ulteriore studio condotto di recente dall’Istituto federale di tecnologia di Zurigo conferma i danni della coltivazione di OGM sulle larve di coccinella, soggette ad un rischio maggiore di mortalità.
     Vale la pena ricordare che – sottolinea Coldiretti - sono già 8 i Paesi europei (Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria) che hanno adottato la clausola di salvaguardia per impedire la contaminazione dei propri terreni. In Europa - continua la Coldiretti - sono rimasti solo cinque paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm, con 129mila ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati ISAAA.

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