Organizzato dalla Coldiretti di Avellino, si è svolto nella sede della Federazione, il programmato incontro con i rappresentanti della filiera vitivinicola irpina (produttori e trasformatori) per fare il punto sulla situazione del comparto in vista dell’imminente avvio della vendemmia e delle problematiche connesse con il ritiro del prodotto e i prezzi alla produzione e predisporre una strategia politico-sindacale che nel breve, medio e lungo periodo, possa dare risposte concrete alle esigenze del settore, sia nella fase della produzione delle uve a monte che nella fase di trasformazione e commercializzazione del prodotto vino a valle.
All’incontro hanno preso parte, oltre al presidente e al direttore della Federazione irpina, Francesco Vigorita e Giuseppe Licursi, il direttore di Coldiretti Campania, Prisco Lucio Sorbo, ed il responsabile nazionale dell’ufficio vitivinicolo di Coldiretti, Domenico Bosco.
Le problematiche in essere stanno mettendo a dura prova la tenuta delle aziende, attesa la situazione di crisi che attraversa la filiera. Una Provincia, quale quella irpina, con tre vini DOCG non può vedere mortificato, con prezzi assolutamente non remunerativi, una produzione che è il fiore all’occhiello di un intero territorio e che rappresenta il migliore biglietto da visita in Italia e all’estero del made in Irpinia. Urge allora un’azione decisa ed efficace, di sistema, che, con il coordinamento dell’Organizzazione, faccia emergere delle proposte serie e concrete per dare risposte al comparto, prima che sia troppo tardi.
Le condizioni sono mature per dare una svolta ai rapporti di filiera nella nostra provincia, anzi, forse, per costruirli, nel rispetto dei singoli ruoli. Non possiamo più assistere passivamente ad azioni, spesso silenti, che mirano a svincolare il prodotto dal territorio a tutto vantaggio di una politica del marchio aziendale che può in modo incontrollato approvvigionarsi sul mercato globale più convenientemente. E’ questo disegno a cui bisogna opporsi, per dare un futuro alla vitivinicoltura irpina di qualità. Occorre riaffermare con forza e decisione la valenza del legame del vino con il territorio d’origine e riaffermare che è il territorio che dà qualità, tipicità ed unicità ad un prodotto che non può essere massificato. Ciò significa controlli più severi delle produzioni e dei disciplinari per i vini a marchio comunitario, una rintracciabilità più sicura e controllata, un marketing più aggressivo per valorizzare le denominazioni e non i marchi, maggiore professionalità nelle cantine e nei vigneti, rapporti tra le parti più trasparenti, ed un’etica d’impresa ed un ruolo sociale più attento alle persone produttrici e ai consumatori.
“Il rischio vero – ha affermato Sorbo – è l‘estromissione dal mercato delle nostre imprese. E questo Coldiretti, che ha fatto della qualità e della tipicità dei prodotti agricoli una sua precisa bandiera, non può permetterlo. Produrre o approvvigionarsi laddove la materia prima costa meno in un mercato che ha perso qualsiasi riferimento all’origine non può applicarsi alle produzioni agricole, né, a maggior ragione ad un prodotto che sul legame con il territorio ha fatto un suo punto di forza”.
Anche alla luce dell’intervento di Domenico Bosco e delle sollecitazioni che sono arrivate dai numerosi interventi succedutisi, la Coldiretti metterà in campo una strategia per il medio, lungo periodo capace di dare indicazioni concrete alla filiera, sia attivando o rivitalizzando quanto già esiste, sia proponendo eventuali nuove iniziative.
28 Settembre 2010
CRISI SETTORE VITIVINICOLO: LA COLDIRETTI SCENDE IN CAMPO