Si è svolto a Bisaccia un incontro con un gruppo di allevatori della zona e di altri comuni limitrofi per fare il punto della situazione della zootecnia da latte in provincia. Erano presenti il presidente di Coldiretti Avellino, Francesco Vigorita, il direttore, Marcello De Simone, il vice direttore, Giovanni Colucci, nonché i presidenti sezionali di Bisaccia, Francesco Merola, di Andretta, Gianni Guglielmo, di Ariano Irpino, Luigi Trancucci e di Lioni, Carlo Pizza. Presente anche il segretario di zona, Donato Morano e, per l’Aprozis, Massimo Barzaghi. E’ stata fortemente denunciata la situazione di difficoltà che vive il comparto del latte bovino con prezzi alla produzione che rimangono bassi nonostante indicazioni di mercato che vanno in senso contrario. Boom dei costi dei mangimi e dei mezzi tecnici, compreso il gasolio, scarsa valorizzazione delle produzioni locali, continuo furto di immagine e di valore aggiunto, una parte acquirente molto frazionata e di piccole dimensioni, con scarsa cultura imprenditoriale, è lungo l’elenco dei problemi che pesano come macigni sulla zootecnia della nostra Provincia e che rischiano di compromettere definitivamente il futuro di un settore sul quale molte famiglie hanno investito negli anni scorsi ottenendone un reddito sufficiente ai fabbisogni familiari e dell’azienda. Senza dubbio a fare da detonatore è stato l’aumento dei costi di produzione che, per effetto del rincaro delle materie prime, ha fatto lievitare di un + 19% la spesa per riempire le mangiatoie. Altro elemento che agisce negativamente sul comparto è il perdurare del furto di valore ed immagine che subisce la produzione made in Italy (e quindi anche la produzione di latte irpino) a causa delle distorsioni lungo la filiera e delle importazioni di prodotto dall’estero che vengono poi spacciati come italiani. L’inganno del falso made in Italy sugli scaffali della Grande Distribuzione riguarda ormai tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che non riportano in etichetta l’origine e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. Non è più un segreto per nessuno che lungo la filiera lattiero-casearia l’anello debole è rappresentato proprio dall’allevatore senza il lavoro del quale non esisterebbero gli altri anelli della catena.
“Il problema va affrontato in modo sistemico coinvolgendo tutti i soggetti della filiera, le Istituzioni (Prefettura, Regione, Provincia, Camera di Commercio, ASL, ecc.) e i consumatori per denunciare l’insostenibile e grave situazione che sta attraversando il comparto – ha dichiarato il direttore Marcello De Simone – prima che sia troppo tardi e le aziende si trovano costrette a chiudere, con grandi ripercussioni sull’economia della Provincia”. Occorre attivarsi, anche attraverso i mass media, per sensibilizzare l’opinione pubblica perché abbia conoscenza di quello che consuma e, con l’introduzione dell’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta della materia prima, possa scegliere consapevolmente, privilegiando i prodotti locali, freschi e di certa origine. “Come momento di avvio della “vertenza”, nei prossimi giorni sarà predisposto un documento sulla vera situazione del comparto provinciale che verrà presentato agli Enti Pubblici territoriali, chiedendo di aprire un tavolo di confronto tra le parti e maggiori controlli sul prodotto importato e che diventa italiano una volta arrivato negli stabilimenti di lavorazione”, ha concluso il presidente Francesco Vigorita.
6 Maggio 2011
Coldiretti Avellino avvia la “vertenza latte”