6 Luglio 2013
Assemblea Coldiretti: stralci dalla relazione di Marini

      Alla presenza di più di quindicimila soci, in un Palalottomatica stipato all’inverosimile, si è svolta l’annuale assemblea della Coldiretti. Un popolo sprigionante passione, entusiasmo ed un orgoglio contagiosi e che ha fatto da degna cornice alla puntuale, appassionata e grintosa relazione del presidente nazionale, Sergio Marini.
     Circa trecento i partecipanti dalla Provincia di Avellino.       
     Di seguito alcuni stralci della relazione Marini.
     CRISI: COLDIRETTI, RECORD STORICO A 34 MLD EXPORT CIBO ITALIANO NEL 2013
     ”La lotta alla contraffazione e alla pirateria internazionale rappresenta per le Istituzioni un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e generare occupazione in un difficile momento di crisi”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nella relazione all’assemblea nazionale di Coldiretti tenutasi al Palalottomatica a Roma, nel sottolineare che “bisogna agire nell’ambito degli accordi internazionali dove troppo spesso l’agroalimentare è stato svenduto sull’altare di interessi diversi”. Occorre fermare una concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali con il rischio che, soprattutto nei Paesi emergenti come la Cina, si radichi tra i consumatori un falso Made in Italy che - ha precisato Marini - non ha nulla a che fare con il prodotto originale e toglie invece spazio di mercato ai prodotti autentici. Da anni di parla di internazionalizzare le imprese facendo massa critica, ma se il modello di sviluppo vincente è quello di portare le diversità nel mondo è evidente che - ha continuato Marini - dobbiamo sostituire per prima cosa il termine di massa critica con quello di rete di imprese e quello di piattaforma logistica con quello di piattaforma leggera che porta i territori nel mondo. Se applicassimo il concetto di massa critica della mozzarella non dovremmo vendere la squisita mozzarella di bufala della Campania ma un indistinto formaggio a pasta filata che chiunque nel mondo può imitare e produrre con costi più bassi. Dalla Simest all’Ice fino alle Camere di Commercio dobbiamo capire che per noi il vecchio modello di internazionalizzazione è completamente superato perché – ha affermato Marini - oggi abbiamo una rete di imprese che deve essere accompagnata nel mondo con una infrastruttura leggerissima, valorizzando e non omologando le particolarità che sono i veri punti di forza. Finalmente quasi tutti - ha concluso Marini - hanno capito che il chilometro zero, oltre a creare economia e socialità, è stato uno strumento straordinario per riscoprire i nostri territori e valorizzare le distintività per conquistare il mondo che è il nostro mercato.
     “In una fase di cancellazione delle distintività territoriali, la nostra agricoltura ha prosperato proprio saldandosi al capitale territoriale e inglobandone il valore aggiunto” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “gli assets su cui il nostro Paese può e deve puntare, sono di natura materiale e immateriale: patrimonio storico ed artistico, paesaggio, biodiversità, ricchissima articolazione territoriale, originalità e creatività, gusto e passione, intuito e buonsenso. Accanto a questi fattori, siamo stati capaci di sviluppare nel tempo un capitale sociale che - ha precisato Marini - rimane fortissimo; resta viva una forte capacità di relazionarci e di fare comunità, di innovare mantenendo in vita saperi antichi. Risorse che appartengono al Dna del Paese e che garantiscono quel valore aggiunto inimitabile e non delocalizzabile al “saper fare” italiano. L’Italia e il suo futuro - ha continuato Marini - sono legati alla capacità di tornare a fare l’Italia, imboccando intelligentemente la strada di un nuovo modello di sviluppo che trae nutrimento dai punti di forza. E’ nella capacità di trasferire nei prodotti e nei nostri servizi il valore materiale e immateriale della distintività italiana e nel rafforzare il nostro saper “fare rete” che troveremo la forza e l’autorevolezza per riconquistare la giusta capacità competitiva, anche nella dimensione globale. L’idea che potessimo competere a livello internazionale solo in termini di economie di scala e sull’inseguimento del minor costo di produzione sta oggi dimostrando i suoi limiti, come testimoniano - ha concluso Marini - i fenomeni di delocalizzazione, deindustrializzazione e perdita di posti di lavoro che stanno segnando fortemente la nostra epoca. Inoltre la sostenibilità di questi modelli produttivi viene messa sempre più in discussione dalla ‘finitezza’ delle risorse disponibili, dal costo ambientale che essi comportano, dai costi sociali altrettanto pesanti che ne derivano.
      OGM: MARINI (COLDIRETTI), CHIUDERE DEFINITIVAMENTE LA QUESTIONE
     “La difesa della distintività italiana deve essere una priorità della politica perché da essa dipende la prospettiva di futuro del Made in Italy, nell’alimentare e non”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini all’Assemblea nazionale nel sottolineare che “ci sono tutte le condizioni perché i Ministeri interessati possano a questo punto concordare sulla firma del decreto sulla clausola di salvaguardia, unico strumento di cui disponiamo per risolvere definitivamente e rapidamente la questione”. Sulla richiesta al Governo di esercitare la clausola di salvaguardia c’è stato un pressing trasversale da parte dei rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, ma soprattutto - ha affermato Marini - c’è l’attesa di quasi otto italiani su dieci (76%) che sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura, con un aumento del 14% rispetto allo scorso anno, secondo l’indagine Ipr Marketing svolta pochi giorni fa. Con il crescere dell’opposizione degli italiani agli Ogm in agricoltura si riducono ad appena il 10% i favorevoli ma - ha sottolineato la Coldiretti - diminuiscono anche coloro che non hanno una opinione o non rispondono, scesi al 14%. Bastano questi dati per spiegare le ragioni della richiesta al Governo di esercitare la clausola di salvaguardia che vieterebbe la messa a coltura di piante biotech formulata dalla task force a cui partecipa la Coldiretti. Sono già 8 i Paesi europei che - precisa la Coldiretti - hanno adottato la clausola di salvaguardia (Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria). Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura - ha sostenuto Marini - non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. In Europa sono rimasti solo cinque paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm, con 129mila ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati ISAAA.
     E’ STATO NECESSARIO RINAZIONALIZZARE LA POLITICA AGRICOLA
     “Ci piacerebbe un’Europa che abbia una visione su come risolvere i grandi problemi dall’economia all’occupazione, dal commercio internazionale alle speculazioni finanziarie e ci ritroviamo quella che risponde alle lobby anche su come apparecchiare la tavola, con il rabbocco delle oliere”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini all’Assemblea nazionale nel sottolineare che “l’Europa la vogliamo grande per trattare nelle giuste dimensioni i temi globali invece di questioni che vanno a toccare le culture, le tradizioni, gli stili di vita dei cittadini, non cogliendo le diversità dei tanti territori e Paesi diversi che per noi sono ricchezza”. Alcuni chiamano questo rinazionalizzazione - ha precisato Marini – ma per noi è una forma intelligente di sussidiarietà. Se ci sono minori risorse bisogna darle agli agricoltori professionali, ai giovani, a chi fa qualità e sicurezza. E’ giusto considerare sostenibile dal punto di vista ambientale anche il vigneto, l’uliveto e il frutteto e non soltanto prato e pascolo. L’accordo sulla riforma della Politica Agricola (PAC) premierà chi vive e lavora di agricoltura escludendo per la prima volta in una black list i soggetti che non hanno nulla a che fare con l’agricoltura e soprattutto - ha continuato Marini - prevedendo la possibilità per l’Italia di destinare risorse ai soli agricoltori attivi. sensibili miglioramenti sono stati ottenuti anche per l’inverdimento a tutela dei vigneti, frutteti ed uliveti italiani, sulla convergenza e per i giovani agricoltori”. Nei vari passaggi, dal nostro Summit a Roma con il Commissario all’agricoltura Dacian Ciolos agli incontri con i colleghi di tutte le principali Organizzazioni agricole europee, fino al meeting di poche settimane fa a Bruxelles con il Presidente del Consiglio agricoltura e pesca del Consiglio dell’Unione europea Simon Coveney e il Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro, la proposta – ha concluso Marini - è andata migliorando. Certamente rimane un taglio importante ai finanziamenti destinati all’agricoltura ma l’applicazione nazionale demandata al nostro Governo e al Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, che ha chiuso positivamente per l’Italia il negoziato, potrà compensare il disagio nell’orientare le risorse - conclude Marini - verso i veri agricoltori.

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IMPRESA VERDE CAMPANIA – ENTE DI FORMAZIONE

LA FORMAZIONE

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  • IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL  E’  IN POSSESSO DELLE SEGUENTI TRE CERTIFICAZIONI:
1) SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ - ISO 9001:2015 - Sottosettore IAF/EA: 37 - Progettazione ed erogazione di corsi di formazione professionali 2) ISO/IEC 27001:2022 - SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA DELLE INFORMAZIONI - Progettazione ed erogazione di corsi di formazione professionali   3) ISO 45001:2018 - SISTEMA DI GESTIONE PER LA SALUTE E SICUREZZA - Progettazione ed erogazione di corsi di formazione professionali  
  • IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL è Ente di Formazione impegnato nel sostegno e nella promozione di una visione ampia ed elevata della Formazione Professionale, che tiene conto del cambiamento e delle trasformazioni della società e della comunità locale nella quale opera, programmando i propri corsi, in considerazione delle tendenze del mercato del lavoro territoriale e delle figure professionali più richieste.
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Tra le attività formative organizzate da IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL, vi sono:
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  • Formazione specialistica
  • Aggiornamento, riqualificazione, formazione continua
  • Analisi dei fabbisogni formativi del territorio per Aziende e P.A.
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  • Studi e ricerche sulle problematiche occupazionali e formative
  • Realizzazione di attività di ricerca e consulenza
  • Supporto alla selezione del personale e delle risorse umane
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