Giovane e dinamica l’azienda vitivinicola di Michele Contrada in Candida presso la quale si è svolto nel pomeriggio di ieri un interessante dibattito sulle problematiche della filiera vitivinicola irpina. Il convegno era inserito nell’ambito della festa della vendemmia organizzata dall’azienda con la Pro Loco comunale.
Il dibattito è stato moderato dal presidente della Pro Loco Candida, Sabino Albanese, e dopo i saluti del sindaco del paese, Raffaele Petrosino, hanno offerto il loro contributo sull’argomento, Luca Branca dello Stapa-Cepica di Avellino, Giovanni Colucci, vice direttore della Coldiretti di Avellino, Paolo De Cristofaro, responsabile Campania di Gambero Rosso e Carmine Valentino, enologo dell’azienda Contrada. Le conclusioni sono state tratte da Vincenzo Alaia, presidente del Consiglio Provinciale di Avellino.
In avvio dei lavori è stato proiettato un video che ha ripercorso la storia dell’azienda Contrada, una cantina che è fortemente radicata nel proprio territorio e che con la sua attività si propone di ulteriormente promuoverlo fuori dell’ambito locale. E’ questa una delle cifre caratteristiche della cantina: il legame con il territorio che viene evocato e trasmesso attraverso i suoi vini.
Nel suo intervento il vice direttore di Coldiretti, Giovanni Colucci, ha dato la sua lettura della situazione di crisi che sta vivendo il settore vitivinicolo, sulla scorta delle riflessioni che in merito la Coldiretti ha maturato, soprattutto nell’ultimo anno. I prezzi che vengono pagati alla produzione continuano a non essere remunerativi per il lavoro ed il prodotto, che è un prodotto d’eccellenza e di alta qualità in un provincia che può vantare tre DOCG. Ciò non si spiega alla luce della ripresa delle esportazioni dei vini italiani all’estero nell’ultimo anno e nei primi mesi di quello corrente. Nel 2011 si prevede un export in valore superiore ai 4 miliardi di euro, che, nei primi cinque mesi del 2011, in continuità con il 2010, è cresciuto del 15% (dati Istat), soprattutto verso i Paesi nuovi consumatori, Cina e Russia in primis. E’ chiaro che è in atto una speculazione con una delocalizzazione degli approvvigionamenti anche per vini di qualità, favorita anche dalla nuova OCM, che ha introdotto la nuova categoria dei vini varietali “da tavola”. Occorre fare sinergia tra tutte le parti della filiera, che sicuramente va accorciata, per contenere l’aumento che subisce il prodotto dal campo alla tavola. Vanno coinvolte le Istituzioni. Sicuramente maggiori controlli sono auspicabili lungo tutta la filiera, maggiore azione di marketing per aggredire ancora di più i nuovi mercati, regolamentare la produzione per evitare che una grande massa produttiva, talvolta anche di non eccellente qualità, vada a penalizzare l’intero comparto. Promuovere i vitigni e non solo i marchi aziendali. Creare filiere alternative e, in tal senso, la proposta di Coldiretti per una filiera agricola tutta italiana e garantita, anche nel settore vitivinicolo, smascherando le speculazioni a garantendo la provenienza della materia prima, può giocare un ruolo molto importante.
25 Settembre 2011
A Candida si parla di filiera vitivinicola