1 Giugno 2013
Con la crisi crescono gli allarmi sul cibo low cost

      Nel 2013 sono aumentati del 26% gli allarmi alimentari in Italia dove quello del cibo low cost è l’unico settore a registrare un aumento delle vendite per effetto della crisi. E’ quanto emerge dal primo dossier sui “Rischi dei cibi low cost” presentato dalla Coldiretti a Bruxelles, dal quale si evidenzia nel primo trimestre dell’anno un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa, prima dell’inizio della crisi. A differenza di quanto è accaduto per tutti gli altri settori - sottolinea la Coldiretti -, dall’abbigliamento alle automobili, in cui gli italiani hanno rinunciato agli acquisti, per l’alimentare, che va in tavola tutti i giorni, questo non è possibile, almeno oltre un certo limite, ma si è verificato un sensibile spostamento verso i prodotti a basso costo per cercare comunque di risparmiare. Nel primo trimestre del 2013 le vendite sono aumentate solo nei discount alimentari che – precisa la Coldiretti - hanno fatto segnare un incremento del 2% mentre sono risultate in calo tutte le altre forme distributive fisse al dettaglio. Una tendenza – continua la Coldiretti - frutto del cambiamento dei consumi delle famiglie italiane che per gli alimentari e bevande nel 2012 sono scesi a 117 miliardi, con un calo del 6,3% dal 2008. Una storica inversione di tendenza provocata - precisa la Coldiretti - dall’aumento degli acquisti di “cibo low cost” con oltre sei famiglie italiane su dieci (62,3%) che hanno tagliato quantità e qualità degli alimenti privilegiando nell’acquisto prodotti offerti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che rischiano di avere un impatto sulla salute. “Dietro questi prodotti spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “verificare sempre gli ingredienti e la provenienza in etichetta, preferire l’acquisto di prodotti freschi o comunque poco elaborati e che non devono aver subito lunghi trasporti, diffidare dei prodotti che costano troppo poco come certi extravergini che non coprono neanche il costo della raccolta, sono alcuni dei consigli da seguire”.
     L’80% degli allarmi alimentari è stato provocato da prodotti a basso costo provenienti da Paesi fuori dall’Unione Europea. A salire sul podio sono stati nell’ordine la Cina, l’India e la Turchia. Nazioni dalle quali provengono ingredienti e alimenti che possono essere offerti a basso prezzo anche per le diverse regole sanitarie e ambientali in vigore, oltre che per lo sfruttamento della manodopera. Allarmi sull’importazione di nocciole e pistacchi dalla Turchia, contaminati per la presenza di muffe e aflatossine e spesso utilizzati per snack low cost.
     In quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate, nonostante - sottolinea la Coldiretti - sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n. 182 del 6 marzo 2009. Il rischio è che olio importato dalla Tunisia, con un minor contenuto di antiossidanti, venga spacciato per italiano. Sulle confezioni – continua la Coldiretti - è praticamente impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. Inoltre – precisa la Coldiretti - spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi fortemente ingannevoli che richiamano all’italianità.
     La crisi porta a cercare di contenere i costi risparmiando sull’ingrediente base la cui origine non è purtroppo obbligatorio indicare in etichetta. Nell’Unione Europea è possibile acquistare pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che – sostiene la Coldiretti - promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano. E’ sconvolgente che anche in Europa siano stati addirittura aperti degli stabilimenti di lavorazione come in Svezia dove opera una fabbrica a Lindome, vicino a Goteborg, che produce e distribuisce in tutto il continente, e del tutto indisturbata, oltre 140mila wine kit all’anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di bottiglie. I wine kit della società Vinland - conclude la Coldiretti vengono venduti con i marchi Cantina e Doc’s che fanno esplicito riferimento alla produzione italiana, ma anche ad un marchio di qualità tutelato dall’Unione Europea, e promettono in soli 5 giorni di ottenere in casa imitazioni dei vini italiani più noti per i quali vengono addirittura fornite le etichette da apporre sulle bottiglie.
     I rischi del low cost riguardano anche le imitazioni dei nostri prodotti più tipici come il parmigiano Reggiano e il Grana Padano che soffrono la concorrenza sleale dei similgrana le cui importazioni in Italia sono raddoppiate negli ultimi dieci anni. I similgrana - rileva la Coldiretti - sono arrivati in Italia soprattutto dall’Europa a partire dalla Germania (8,3 milioni di chili) e dalla Repubblica Ceca (8,1 milioni di chili) anche se in forte crescita risulta essere l’Ungheria dalla quale sono giunti ben 2,7 milioni di chili, pari al 10% del totale delle importazioni. Ma volumi addirittura superiori di questi formaggi, che spesso hanno anche una assonanza fonetica con quelli nazionali, sono purtroppo destinati a Paesi diversi dall’Italia, in Europa e fuori, togliendo spazio di mercato al Parmigiano e al Grana. Si tratta di formaggi di diversa origine e qualità che non devono rispettare i rigidi disciplinari di produzione approvati dall’Unione Europea. Il rischio è che vengano scambiati dai consumatori come prodotti Made in Italy perché vengono spesso utilizzati nomi, immagini e forme che richiamano all’italianità, ma anche perché appare il bollo Ce con la “IT” di Italia se il formaggio viene semplicemente confezionato in Italia.
     Se quella dell’applicazione dei dazi all’import, come vorrebbero la maggior parte degli italiani, è una proposta provocatoria, è anche vero che esprime un “sentiment” diffuso nei confronti della difesa dell'identità territoriale delle produzioni e della necessità di investire sui valori distintivi del territorio.              
     Nell'agroalimentare occorre intervenire subito per garantire la trasparenza delle informazioni con l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta per dare la possibilità ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli. La crescente attenzione alla difesa del tessuto produttivo legato al territorio nazionale è confermata dal crescente numero di italiani che acquista prodotti locali anche per favorire l’economia e l’occupazione in un difficile momento di crisi.
LE TRAPPOLE DEL CIBO LOW COST

Mozzarella
 
Una mozzarella su quattro non è realizzata con il latte ma partendo da cagliate straniere spesso provenienti dall’Est europeo
 
Limoni
 
Proviene dall’Argentina quasi la metà dell’import sul quale sono stati riscontrati problemi di trattamenti chimici
 
Similgrana
 
Raddoppiate le importazioni in Italia di imitazioni del Parmigiano reggiano e il Grana Padano Dop che non rispettano pero’ i rigidi disciplinari
 
Wine kit
 
Promettono prestigiosi vini italiani ottenuti da polveri miracolose. 140.000 confezioni vengono addirittura realizzate in una fabbrica svedese
 
Pomodori
 
Nel 2012 sono stati importati in Italia 85 milioni di chili di pomodori “irregolari” per presenza di residui chimici, conservati in fusti che vengono rilavorati e diventano concentrato o sughi miracolosamente italiani.
 
Aglio
 
Nel 25% dei casi quello argentino che giunge in Italia è irregolare per la presenza di residui chimici
 
Extravergine d’oliva
 
In quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate
 
Nocciole
 
Vi sono allarmi per l’importazione in Italia di nocciole e pistacchi dalla Turchia contaminati per la presenza di muffe e aflatossine
 
Miele
 
Nel 2012 sono aumentate del 38 per cento le importazioni di miele naturale dalla Cina. L’Ue ha lanciato un allarme sul rischio di contaminazione da organismi geneticamente modificati
 
Prosciutto cotto
 
Il 90% dei cosci venduti in Italia provengono da animali provenienti da Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga indicato in etichetta
 
Riso
 
In Italia nel 2012 sono aumentate del 12 per cento le importazioni di riso dagli Stati Uniti: rischio Ogm
 
Pane
 
In Italia arriva un flusso di milioni di chilogrammi di impasti semicotti, surgelati, con una durata di 24 mesi, grazie ad additivi e conservanti, provenienti dall’Est europeo
 
Pasta
 
Oltre la metà del grano duro utilizzato nella produzione di pasta è di importazione, con problemi di aflatossine
 
Succo d’arancia
 
Nel corso del 2012 sono stati importati in Italia quasi un milione di chili di succo d’arancia dal Brasile. Problemi per la presenza dell’ antiparassitario carbendazim
 

Fonte: Dossier Coldiretti su “I rischi del cibo low cost”

IMPRESA VERDE CAMPANIA – ENTE DI FORMAZIONE

LA FORMAZIONE

  • IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL ha avviato  l’Iter per Accreditarsi in Regione Campania, come Ente di Formazione Professionale ai sensi della Delibera della Giunta Regionale n° 136 del 22/03/2022 e presto sarà Accreditata.
  • IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL  E’  IN POSSESSO DELLE SEGUENTI TRE CERTIFICAZIONI:
1) SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ - ISO 9001:2015 - Sottosettore IAF/EA: 37 - Progettazione ed erogazione di corsi di formazione professionali 2) ISO/IEC 27001:2022 - SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA DELLE INFORMAZIONI - Progettazione ed erogazione di corsi di formazione professionali   3) ISO 45001:2018 - SISTEMA DI GESTIONE PER LA SALUTE E SICUREZZA - Progettazione ed erogazione di corsi di formazione professionali  
  • IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL è Ente di Formazione impegnato nel sostegno e nella promozione di una visione ampia ed elevata della Formazione Professionale, che tiene conto del cambiamento e delle trasformazioni della società e della comunità locale nella quale opera, programmando i propri corsi, in considerazione delle tendenze del mercato del lavoro territoriale e delle figure professionali più richieste.
  • Il Team di IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL è formato da professionisti specializzati e competenti.
  • Un gruppo affiatato, esperto ed eterogeneo che ha fatto del lavoro di squadra il proprio punto di forza, che stabilisce insieme gli obiettivi di corsi e progetti, condivide idee, traguardi e successi.
  • Docenti, tutor, progettisti, project manager, esperti ecc cooperano e lavorano con determinazione e creano piani formativi di elevata qualità, in grado di fornire formazione di eccellenza e nel contempo elevate competenze professionali.
  • IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL articola i propri corsi in diversi settori di attività interagendo con Aziende, Associazioni, Studi Professionali, Scuole ed Enti del territorio, con la volontà di erogare azioni formative e di orientamento a servizio di giovani e adulti.
Tra le attività formative organizzate da IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL, vi sono:
  • Formazione professionale di I e II livello
  • Formazione specialistica
  • Aggiornamento, riqualificazione, formazione continua
  • Analisi dei fabbisogni formativi del territorio per Aziende e P.A.
  • Accesso ai finanziamenti regionali, nazionali e comunitari per le imprese ed enti locali
  • Studi e ricerche sulle problematiche occupazionali e formative
  • Realizzazione di attività di ricerca e consulenza
  • Supporto alla selezione del personale e delle risorse umane
  • Formazione specialistica dei tecnici e degli operatori del settore agricolo, alimentare e forestale, degli Enti territoriali e delle PMI operanti nelle zone rurali.
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