Il 2012 non verrà ricordato come uno degli anni migliori per l’agricoltura italiana, ma il 2013 mostra già dei segnali di ripresa, a conferma del fatto che il settore primario è quello che ha reagito meglio alla crisi iniziata nel 2008.
E’ il quadro dipinto dal rapporto 2012 dell’Inea, l’Istituto Nazionale di Economia Agraria, dove si evidenzia che nei primi mesi di quest’anno nelle campagne aumentano occupazione (+2%, i giovani +9%) ed export (+7 per cento) e ciò nonostante la crisi dei consumi interni.
I dati negativi vengono dal calo nel 2012 di produzione (-3,3%) e valore aggiunto (-4,4%), al quale non è sicuramente estraneo il pessimo andamento climatico fatto registrare lo scorso anno, con nevicate record nel mese di febbraio e una gravissima siccità estiva che ha compromesso i raccolti dei seminativi. Al contempo, sono aumentati i costi di produzione (+2,9%).
Ottime notizie, invece, dall’export. Le esportazioni agroalimentari hanno oltrepassato quota 31 miliardi di euro (+5%), confermando la crescita fatta registrare nonostante la crisi. Cala, invece, il numero delle imprese agricole, diventate 809.745, 19.000 in meno rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda il credito e le sofferenze bancarie, secondo il rapporto Inea 2012, il comportamento dell'agricoltura è stato meno negativo rispetto agli altri settori dell'economia del Paese e comunque concentrato nello scorso anno. Il settore primario, infatti, tra il 2011 e il 2012 aumenta i propri impieghi per investimenti e attività di produzione, anche se solo dell'1%, fatto decisamente rilevante anche in considerazione della forte compressione dei finanziamenti registrati del 3,5% in un solo anno. I prestiti bancari sono pari a 44,2 miliardi, con un'incidenza sul totale del 4,6%.
Anche dal lato delle sofferenze il settore agricolo si comporta meglio, aumentandone il volume del 14%, tre punti in meno di quanto verificato a livello complessivo e quasi tre punti in più di quanto accaduto nel comparto dei prodotti alimentari. Sul fronte degli investimenti sono calati dell'8% rispetto al 2011, aggravando il valore registrato nel 2011; probabilmente ad avere influito è stata la messa a regime degli aiuti concessi dalle Politiche di Sviluppo Rurale.
La produzione di energia rinnovabile elettrica ha già quasi raggiunto l’obiettivo europeo 20-20-20 (circa 93 TWh prodotti nel 2012 rispetto ad un obiettivo 2020 di 100 TWh) per la crescita delle installazioni, in particolare degli impianti fotovoltaici.
Per quanto riguarda le agroenergie quello che ci si attende dal Piano energetico nazionale al 2020 è un contributo totale delle biomasse per 5,67 Mtep (di cui 5,25 dalle biomasse solide, 0,26 dal biogas e 0,15 dai bioliquidi), mentre elaborazioni più recenti (Enea-Coldiretti), parlano di un contributo energetico potenziale aggiuntivo dell’agricoltura al 2020 di 11,50 Mtep e un contributo percentuale delle agroenergie rispetto al bilancio energetico nazionale al 2020 complessivamente dell’8 per cento, con emissioni di CO2 evitata di 26,37 Mt/anno e un impatto occupazionale di circa 100.000 unità.
2 Agosto 2013
2012 difficile, ma l’agricoltura ha retto meglio la crisi